Convegno Cassa Previdenza Ragionieri

L’Associazione Nazionale Commercialisti, in collaborazione con l’Associazione Commercialisti di Firenze e la Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Firenze, ha organizzato un convegno di studio dedicato alla materia previdenziale. L’evento dal titolo :


Cassa Previdenza Ragionieri
Riforma della Previdenza
vincoli di equilibrio e prospettive di adeguatezza delle prestazioni pensionistiche

 

si terrà a Firenze il prossimo 20 settembre.
Si mette a disposizione la locandina con il programma dei lavori.

Lettera aperta ai colleghi

Roma, 3 agosto 2012

Cari Colleghi,

con rammarico, ma senza spirito di rassegnazione, prendiamo atto del fatto che, ancora una volta, un collega iscritto alla nostra gestione previdenziale ha voluto rivedere i suoi calcoli pensionistici, demandando il giudizio ad un Organo Supremo, e l’Organo Supremo, dopo aver trattato diverse volte in Camera di Consiglio la questione del pro rata temporis, con la sentenza del 30 luglio 2012 scorso ha deciso di ridiscutere l’argomento in un’udienza pubblica, forse quasi a dire “questa volta è per tutte”.

L’Organo Supremo non ha il potere di cambiare le leggi, ma di farle costituzionalmente applicare.

Il collega arrivato alla pensione, sente lesi i suoi diritti quando la sua Cassa di Previdenza adotta un criterio di calcolo che modula in maniera diversa il suo trattamento pensionistico, e così si rivolge all’Organo Supremo, che in applicazioni di leggi dello Stato, rileva che il principio del pro rata serve a scongiurare di colpire le aspettative di diritti maturati.

La Corte ribadisce che sì, la Finanziaria del 2007 ha introdotto modifiche al sistema di calcolo delle pensioni, ma a valere per il futuro, mai per il passato; quindi è necessario scindere la pensione in due quote che si sommano tra loro, la prima calcolata sull’anzianità acquisita in costanza della vecchia norma, la seconda sull’anzianità residua, alla luce della nuova norma che ha introdotto un principio più flessibile (naturalmente meno favorevole). Il giudizio che se ne ricava è che“una volta maturata, la pensione non può essere rielaborata dagli enti previdenziali, nemmeno quando in gioco ci sia l’equilibrio dell’ente o l’equità tra le generazioni.

Infatti, le sentenze della Corte non trattano un aspetto determinante e cioè che il debito latente collegato ai trattamenti retributivi maturati fino a dicembre 2003 grava sulla contribuzione corrente degli iscritti ed ancora le sentenze, non si fanno carico del fatto che il diritto maturato con il vecchio calcolo retributivo non corrisponde a quanto versato dall’iscritto in procinto di pensione.

Il collega anziano che ha lavorato e versato alla propria cassa di previdenza i modici contributi (che gli venivano richiesti all’epoca sulla base di disposizioni legislative) ha avuto la promessa di ricevere, a tempo debito, una certa pensione ad un certo ammontare. Questa pensione, adesso, egli la pretende senza alcuna riduzione, e se la propria Cassa non riesce a pagare quella pensione (anche perché una legge dello Stato ha eliminato le figure professionali che ne facevano parte) Il problema non ricade sulle spalle del pensionato, ma su quelle di coloro che dovranno procurare i soldi per pagarla: cioè le future generazioni, i giovani già iscritti.

In questa sede non si vuole discutere una sentenza, ma si vuole mettere in risalto che la decisione dei Giudici accende un riflettore sul conflitto tra giovani e anziani, tra chi va in pensione e chi questa pensione deve pagarla con i propri contributi. Le sentenze chiariscono in via definitiva i diritti dei pensionati di oggi, ma chiariscono sempre in via definitiva il dramma dei futuri pensionati.

Le sentenze ripropongono, dunque, una serie di interrogativi: il primo quello della sostenibilità, che vuol dire capacità di garantire quelle prestazioni che il sistema ha promesso negli anni. Diventa così inevitabile aumentare i contributi ai giovani lavoratori, mettendo in campo nuove dolorose riforme previdenziali.

Non è una disputa giudiziaria, ma un problema sociale.

Il nostro Sindacato si farà pertanto parte attiva presso il Legislatore per ottenere una nuova codifica del concetto di diritto acquisito in materia previdenziale, in cui sia chiaramente espressa la superiorità della salvaguardia del diritto ad un trattamento previdenziale adeguato di tutti coloro che, attraverso i contributi concorrono al sistema, rispetto al mantenimento di un trattamento oramai non più sostenibile. Solleciteremo ad affiancarci in questa azione anche il nostro Organismo confederale di rappresentanza Confprofessioni, la nostra Cassa di Previdenza CNPR e l’Adepp, affinché si agisca anche attraverso il monitoraggio dell’effetto sociale e la definizione dei passi da fare nei confronti del Ministero del Lavoro per una definitiva soluzione del cosiddetto conflitto previdenziale tra generazioni.

Il Presidente

Marco Cuchel

Raccolta Fondi per il Comune di Camposanto

Roma, 18 luglio 2012

Una delegazione ANC, guidata dal Presidente Marco Cuchel, ha incontrato lo scorso 16 luglio Antonella Baldini, Sindaco del Comune di Camposanto (MO), uno dei Comuni colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio. Il Sindaco ha esposto la grave situazione in cui versano, in particolar modo le strutture scolastiche, tutte dichiarate inagibili. Pertanto, 350 tra bambini e ragazzi, dovranno iniziare l’anno scolastico in strutture temporanee, in attesa della definitiva ricostruzione di un polo scolastico.

L’Associazione Nazionale Commercialisti, con l’intento di contribuire alla ricostruzione delle scuole, affiancherà il progetto in corso “Adottiamo le Scuole”, lanciando una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale finalizzata alla raccolta di fondi utili alla realizzazione del nuovo plesso scolastico.

 

 

L’IBAN sul quale sarà possibile effettuare le donazioni è il seguente

IT60 W030 3203 2140 1000 0068055

La causale da indicare è “Scuole Comune Camposanto”

Cuchel si dice “certo della risposta che i colleghi vorranno dare a questa nostra iniziativa, come tangibile segno della vicinanza dei commercialisti ai cittadini, non solamente nella nostra veste di professionisti, ma anche come parte di una società civile che per continuare ad essere coesa ha necessità di concreti gesti di solidarietà”.

Visualizza il volantino per scoprire i dettagli della raccolta fondi.

Lettera Aperta ai Colleghi Commercialisti

Cari Colleghi,

dai giornali abbiamo appreso di una accorata lettera ai dipendenti da parte del direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, nella quale si incoraggia il personale a continuare a prestare la propria opera, in considerazione dell’importante e delicato ruolo che questi uffici svolgono, all’indomani del grave episodio occorso in una delle sedi.

Quali professionisti che, quotidianamente, frequentano i suddetti uffici, non possiamo che manifestare, e lo facciamo senza alcun distinguo, la nostra solidarietà nei riguardi di coloro che si confrontano in prima linea, dalla parte dello Stato, con situazioni particolarmente difficili (o meglio: con persone in particolare difficoltà).

La nostra comprensione scaturisce soprattutto dalla condizione di viverla e di condividerla, quella prima linea, con le persone, le famiglie e le aziende che assistiamo nella quotidiana battaglia per la sopravvivenza, tentando innanzi tutto di interpretare noi stessi le farraginosità di un sistema, e poi di spiegarle ai nostri clienti cercando di farle loro capire ed accettare.

Questo è quello che vorremmo ci fosse riconosciuto come professionisti economici: la centralità nel passaggio tra la produzione della norma e la sua corretta applicazione. La vulgata del “più è complicato e più voi ne traete profitto”, che ci viene costantemente ripetuta quando ci permettiamo di pretendere semplicità nelle norme e nelle procedure di applicazione delle stesse, ha decisamente fatto il suo tempo.

Noi commercialisti, noi che svolgiamo la nostra professione con impegno e passione, siamo in una posizione particolarmente ingrata e difficile, alle prese con adempimenti e scadenze sempre più stringenti, spettatori spesso impotenti di aziende che chiudono, di famiglie che cercano di salvare il salvabile.

Quante volte i nostri clienti imprenditori ci chiedono di assisterli nel comunicare ai propri dipendenti decisioni infauste e quante volte noi stessi portiamo a casa il peso di quelle decisioni.

Quando spegniamo il computer il nostro lavoro non è finito. Tempo fa girava alla radio una pubblicità di software professionali, nella quale si poteva intuire che un commercialista giocava allegramente a tennis tutto il giorno perché lo studio andava praticamente da solo. Ecco, quando il software sarà anche in grado di sostenere un cliente distrutto o di sostituirsi quale vittima della furia di chi se la prende con il curatore fallimentare, di noi non ci sarà più bisogno.

Anche noi professionisti avvertiamo il peso di un clima nel quale il gioco al massacro ci coinvolge e travolge; noi che, intraprendendo la professione, mai ci saremmo aspettati di essere additati un giorno come uno dei freni alla crescita del Paese, se non addirittura come la causa della sua futura rovina.

L’impegno che possiamo assumere, come Associazione Nazionale Commercialisti, è quello di lavorare per raddrizzare il quadro storto del pregiudizio, uscendo dalla logica dello slogan e riportando al dialogo tutte le forze sane del Paese. Se riusciremo a dare nuovamente alla Politica la funzione e la responsabilità che le spettano e a far parlare tra loro imprese e professioni, rompendo il paradigma che le vede inesorabilmente contrapposte (seppur vittime dello stesso male), allora potremo ristabilire il giusto clima per trovare, insieme, risposte concrete e istanze condivise da consegnare ad una classe politica, tornata a svolgere il proprio ruolo.

Non dobbiamo compiere grandi sforzi per cominciare a dare sostanza a quanto abbiamo appena enunciato; ci sono due grandi sfide che, se fossero poste seriamente nell’agenda politica, incasserebbero il trasversale sostegno delle categorie produttive e dei cittadini: una riforma fiscale all’insegna della semplificazione e (campagna da tempo sostenuta dall’ANC) l’attribuzione del rango costituzionale allo Statuto del Contribuente. I benefici di cui si avvantaggerebbe il Paese, se questi due progetti fossero condotti al successo, sarebbero la concreta dimostrazione che le battaglie giuste non nascono sotto un’unica bandiera.

Marco Cuchel

(Presidente ANC)

 

Decreto Crescita

(D.l. n. 83 del 22 giugno 2012 Misure urgenti per la crescita del Paese), pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 147 del 26 giugno 2012

 

Roma, 9 luglio 2012

L’art. 33 del “decreto crescita” novella alcuni articoli della legge fallimentare, ne inserisce altri e modifica alcune norme del Tuir in materia di sopravvenienze e perdite in procedure concorsuali.

L’art. 67 terzo comma lettera d) della legge fallimentare viene completamente novellato e rappresenta l’articolo fondamentale per l’individuazione del professionista specializzato chiamato a svolgere, in ruoli diversi, le diverse funzioni che la legge fallimentare ha riservato al “commercialista”. Dal 2006, anno in cui sono iniziate le prime modifiche della legge fallimentare, si è assistito ad un continuo perfezionamento della norma, molti sono stati i dubbi circa la sua applicazione e molte sono state le interpretazioni circa l’indipendenza del professionista e le possibili incompatibilità dello stesso rispetto al ruolo che era chiamato a svolgere.

Oggi l’art. 67 terzo comma lettera d) precisa che il soggetto debba essere “un professionista indipendente designato dal debitore, iscritto nel registro dei revisori legali ed in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 28, lettere a) e b) …; il professionista è indipendente quando non è legato all’impresa e a coloro che hanno interesse all’operazione di risanamento da rapporti di natura personale o professionale tali da comprometterne l’indipendenza di giudizio; in ogni caso, il professionista deve essere in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 2399 del codice civile e non deve, neanche per il tramite di soggetti con i quali è unito in associazione professionale, avere prestato negli ultimi cinque anni attività di lavoro subordinato o autonomo in favore del debitore ovvero partecipato agli organi di amministrazione o di controllo”.

L’Associazione Nazionale Commercialisti crede che questa precisazione fosse dovuta e che bene abbia fatto il legislatore a porre dei confini puntuali sull’indipendenza del professionista in quanto molto spesso si è assistito ad un abuso dell’istituto dell’attestazione (sia nei piani attestati ex art. 67 terzo comma lett. d), che nel concordato preventivo ex art. 161 che negli accordi di ristrutturazione ex art. 182 bis) a danno dei creditori e di tutti coloro che vantano diritti sul soggetto attestato.

In collegamento all’attività del professionista attestatore il legislatore ha inserito una sanzione penale con l’introduzione dell’art. 236 bis della legge fallimentare che prevede, sotto la rubrica di “falso in attestazioni e relazioni”, che “Il professionista che nelle relazioni o attestazioni di cui agli articoli 67, terzo comma, lettera d), 161, terzo comma, 182-bis, 182- quinquies e 186-bis espone informazioni false ovvero omette di riferire informazioni rilevanti, è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 50.000 a 100.000 euro. Se il fatto e’ commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé o per altri, la pena e’ aumentata. Se dal fatto consegue un danno per i creditori la pena e’ aumentata fino alla metà”.

L’intento di questa norma penale, come del resto l’intento delle norme sanzionatorie in genere, è di presidiare abusi possibili e presunti che possano derivare da negligenze del professionista attestatore.

Se è pur vero che la norma sanziona fattispecie precise di atti collegati ad “informazioni false” oppure ad omissioni di “informazioni rilevanti”, è anche vero che l’attività del professionista in genere, ed in particolar modo di questo professionista che si trova ad operare in un contesto di “insolvenza” o comunque di “crisi manifesta”, può indurlo in errori che la magistratura penale potrebbe classificare tra quelli oggetto di sanzione.

La nostra Associazione, nella preoccupazione che la linea di confine per individuare se l’omissione sia collegabile al falso specifico oppure ad un mero errore di valutazione che ha indotto il professionista ad attestare qualcosa di non corrispondente alla realtà, ipotizzando che lo stesso abbia posto in essere le tecniche che la scienza aziendale prevede, invita tutti i “commercialisti” chiamati a svolgere l’attività di attestatore a valutare con attenzione di volta in volta le casistiche che si presentano tracciandone il percorso seguito per arrivare alla valutazione finale.

Questa norma, così come è stata prevista, impone un sovra-sforzo al professionista al fine di evitare che un errore di superficialità possa costituire un grave reato con danni che possono addirittura arrivare ad una multa fino a 150.000 euro e a cinque anni di reclusione salvo eventuali aggravanti che potrebbero farli aumentare.

Due sono le considerazioni che possiamo fare in conclusione: a) la nostra categoria è chiamata nuovamente ad assumere un ruolo fondamentale nella gestione delle crisi e di questo siamo consapevoli e ne andiamo fieri; b) Non vorremmo che il nostro ruolo e la nostra attività fatta di sacrifici e studi, ovviamente quando è svolta con diligenza professionalità e correttezza, possano trasformarci in un capro espiatorio, sanzionabile in maniera più pesante di quanto venga sanzionato un bancarottiere professionista.

Eros Ceccherini
Consigliere ANC – Delegato “Polo Scientifico”

Marco Cuchel
Presidente ANC

Assicurazione sulla responsabilità civile professionale: i Commercialisti avranno l’obbligo di …..scopertura

Roma, 11 giugno 2012.

Dal 13 di agosto, due milioni di professionisti appartenenti agli ordini saranno soggetti all’obbligo di sottoscrizione di polizza per la responsabilità civile professionale. “Il grado di cultura civica che caratterizza il commercialista, ha fatto sì che siano rari i casi in cui la polizza non sia stata già sottoscritta, anche in assenza di obbligo” dichiara Marco Cuchel, presidente ANC “Tuttavia da ora si renderà ancora più evidente la contraddizione tra il dovere di assicurarsi e l’impossibilità di farlo vedendosi riconoscere dalle compagnie una copertura a 360 gradi”.

“La norma che entrerà in vigore, infatti” prosegue Cuchel, “non interviene nello specifico dell’orientamento ISVAP (non assicurabilità delle sanzioni amministrative pecuniarie) che, combinato con quanto dispone il D.Lgs. 472/97 (responsabilità diretta dell’illecito da parte del professionista incaricato dal contribuente), produce di fatto l’impossibilità della tutela per ciò che riguarda il rischio diretto per le sanzioni tributarie irrogate al professionista”.

Permarrà pertanto, anche con la norma tra poco vigente, il rischio di dover rispondere e garantire all’amministrazione finanziaria, esponendo il proprio patrimonio, a titolo di responsabilità contrattuale.

L’ANC, che conduce da molti anni la battaglia per la fruibilità e la trasparenza delle polizze professionali ritiene che sia di tutta evidenza la necessità di intervenire normativamente e con urgenza su questo aspetto, affinché la sanzione sia spostata sul soggetto che ha effettivamente tratto vantaggio dalla violazione fiscale, in modo che quest’ultimo possa rivalersi sul professionista per quanto ingiustamente addebitato in caso di errore o mancanza. In questo caso la polizza tutelerebbe il professionista da eventuali danni in caso di soccombenza.

“Del resto” conclude Cuchel “ la risposta positiva al nostro appello sarebbe già pronta ed è contenuta nella bozza di delega sulla riforma fiscale che il precedente Governo ha approvato lo scorso giugno e che prevede all’art. 1, lett. i) che la sanzione fiscale si concentra sul soggetto che ha tratto effettivo beneficio dalla violazione. Inoltre, esistono anche proposte di Legge che vanno nella stessa direzione, sostenute in maniera trasversale e che sostano sia alla Camera che al Senato”.

Rinnovato il consiglio direttivo dell’Associazione Nazionale Commercialisti: Marco Cuchel eletto presidente

Roma, 5 maggio 2012. Si è conclusa la due giorni che ha visto l’Associazione Nazionale Commercialisti impegnata nell’elezione del proprio Consiglio Direttivo per il triennio 2012-2015.
Alla guida dell’Associazione è stato eletto Marco Cuchel dell’Associazione di Livorno.

Il clima di condivisione che ha caratterizzato l’elezione del nuovo Consiglio ha consentito la presentazione di una lista unica, focalizzata sull’attuazione di un nutrito programma che vedrà impegnata l’Associazione su più fronti nel prossimo triennio.

Nel suo discorso di ringraziamento, il presidente Cuchel ha riconosciuto il lavoro svolto dal suo predecessore Giuseppe Pozzato e dal Consiglio che lo stesso ha presieduto nell’ultimo triennio, esprimendo la volontà di non disperdere il lavoro fino ad oggi intrapreso.

Il nuovo presidente si è poi soffermato su quelli che ritiene essere i punti decisivi del suo programma. In particolare: la tutela del nome e del ruolo del commercialista e della sua funzione nei confronti del cittadino e dell’Amministrazione Finanziaria; il sostegno ai colleghi in difficoltà e ai piccoli studi attraverso la promozione di canali mediante i quali rappresentare le istanze della categoria, in un momento nel quale la crisi generalizzata ha inciso negativamente sui volumi dell’attività professionale; consolidamento dei rapporti con le altre associazioni e con gli altri organismi di categoria per mettere in atto azioni coordinate e maggiormente incisive.

“La nostra vera forza risiede nell’attività dei singoli colleghi e pertanto è solamente attraverso la loro partecipazione attiva e costante che possiamo sperare di vedere realizzati i nostri progetti”, queste le parole del presidente Cuchel a conclusione del suo intervento.

Il nuovo Consiglio Direttivo risulta così composto:

Presidente

Marco Cuchel

Consiglieri

Andrea Billi
Alessandro Bettarini
Armanda Borghesi
Alberto Carion
Eros Ceccherini
Matteo Cuomo
Gerardo De Dilectis
Miriam Dieghi
Angelo Di Leva
Enrico Feliziani
Remo Fiori
Salvatore Geraci
Luciano Olivieri
Rosa Anna Paolino
Andrea Papini
Elisabetta Polentini
Roberto Porta
Andrea Scavolini
Revisori
Roberto Adami
Franco Manconi
Vincenzo Scala

Supplenti

Francesco Saverio Soverini
Giancarlo Zucca
Probiviri
Ivo Bonifazi
Maria Magno
Galliano Mestre

Supplenti

Luca Barontini
Maria Vittoria Tonelli

In occasione della prima riunione d’insediamento, il nuovo Consiglio Direttivo attribuirà le cariche e le deleghe previste dallo Statuto, nominerà inoltre al suo interno il Comitato Esecutivo.